Fino alla metà del secolo scorso, i borghi di Castelnovo erano circondati da orti, vigne e frutteti autoctoni, grazie al microclima favorevole all’agricoltura e alla fertilità del terreno. Di qui si è sviluppato un fiorente commercio ambulante, che riguardava particolarmente le donne. Gli uomini, infatti, spesso emigravano per fare lavori stagionali. Queste donne erano chiamate rivindicules e tra maggio e settembre partivano a piedi, in bicicletta o in treno (c’era una stazione a Castelnovo, sulla linea Sacile-Gemona), per vendere frutta, verdura e sementi nei mercati di Maniago, Spilimbergo e San Daniele del Friuli.
In ottobre, invece, Le rivindicules si spingevano fino alla bassa pianura per barattare i loro prodotti con grano o granoturco. In questo caso stavano via alcuni giorni e si fermavano a dormire nei fienili, presso famiglie che spesso già conoscevano dagli anni precedenti.
L’associazione Le Rivindicules opera per tenere viva la memoria e conservare la biodiversità agricola e il paesaggio di Castelnovo. La manifestazione più conosciuta è l’esposizione estiva di ortaggi Il gno ort (cioè: il mio orto), che si tiene nel periodo estivo una volta all’anno, con degustazioni, visite e passeggiate.
Il più famoso tra gli ortaggi è la Cipolla rosa della Val Cosa, ma si possono assaggiare anche il cavolo broccolo da foglia o le susine. Un cenno meritano le antiche varietà di alberi da frutto, in particolare meli e susini nonché i vitigni autoctoni, Piculit-neri e Forgiarin (bacca rossa), Sciaglin e Ucelut (bacca bianca), varietà un tempo coltivate sull’intero territorio comunale e oggi oggetto di recupero da parte di qualche viticoltore.
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